Discussione:
L'etere di Newton
(troppo vecchio per rispondere)
Luciano Buggio
2015-03-09 18:50:14 UTC
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Quando cessò di non fingere ipotesi, Newton approdò all'etere, quello di Aristotele (dal cui nome deriva il termine "Etere"), detto anche "Pneuma" o "Logos", non fatto di particelle, ma continuo, esattamente come il popolo che non abbia mai sentito parlare di atomi ha sempre concepito l'aria, l'acqua e altre sostanze.

Questo "mezzo", peraltro - la cui densità per Newton aumenta con la distanza dai corpi secondo la legge iperbolica, la cui derivata è la forza di gravità -, è "rigido": se il corpo trasla si trascina dietro solidalmente, fino ad infinito, il suo "imbuto gravitazionale".

Mi dite perchè *nessuno* ha mai preso in considerazione questa definizione di Etere?

Io sono approdato a questa idea in modo assolutamente indipendente, trovando in seguito quanto sopra riportato.

Luciano Buggio
www.lucianobuggio.altervista.org
Luciano Buggio
2015-03-10 09:06:06 UTC
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Post by Luciano Buggio
Quando cessò di non fingere ipotesi, Newton approdò all'etere, quello di Aristotele (dal cui nome deriva il termine "Etere"), detto anche "Pneuma" o "Logos", non fatto di particelle, ma continuo, esattamente come il popolo che non abbia mai sentito parlare di atomi ha sempre concepito l'aria, l'acqua e altre sostanze.
Questo "mezzo", peraltro - la cui densità per Newton aumenta con la distanza dai corpi secondo la legge iperbolica, la cui derivata è la forza di gravità -, è "rigido": se il corpo trasla si trascina dietro solidalmente, fino ad infinito, il suo "imbuto gravitazionale".
Mi dite perchè *nessuno* ha mai preso in considerazione questa definizione di Etere?
Io sono approdato a questa idea in modo assolutamente indipendente, trovando in seguito quanto sopra riportato.
Anche Einstein, come Newton, approdo all'etere.
Ed anche per Einstein l'etere è dotato di continuità.

Scriveva Einstein:


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" ... non potremo fare a meno dell'etere, cioè di un continuo fornito di proprietà fisiche; perché la teoria della relatività generale, i cui punti di vista generali i fisici di certo terranno sempre ben fermi, esclude un'azione a distanza diretta. Ma ogni teoria di azione per contatto presuppone dei campi comuni, dunque anche l'esistenza di un 'etere'".

"Possiamo ancora continuare a servirci della parola etere, ma soltanto allo scopo di designare le proprietà fisiche dello spazio. Nel processo di sviluppo della scienza la parola etere ha più volte cambiato significato. Attualmente non sta più a denotare un mezzo che sia in qualche modo costituito di particelle materiali. La sua storia non è però in alcun modo terminata e continua nella teoria della relatività".
------

Sottolineo la frase: "Possiamo ancora continuare a servirci della parola etere, ma soltanto allo scopo di designare le proprietà fisiche dello spazio".


Einstein dice qui che lo spazio non è un *contenitore* dell'etere, è l'etere stesso, dotato di continuità: il temine "etere", sembra avvertire E., visto l'uso che se ne è fatto nel corso della storia, soprattutto ad opera dei cartesiani, può essere fuorviante.

Questa affermazione (che lo spazio non è un contenitore **in sè** vuoto, ma un qualcosa che è dotato *in sè* di proprietà fisiche, che E. individua nella sua curvatura) è un decisivo passo in avanti rispetto alla concezione di Newton, quanto meno in Newton essa non è così esplicita.

Ora, quali possono essere le "proprietà" di un etere continuo?

Che cosa se ne può dire se non che ha una densità, che varia con la distanza dalle masse, come io ho sempre sostenuto - con Newton, e ora anche con Einstein (anche qui, come per Newton in modo del tutto indipendente, ho trovato solo qualche mese fa quel brano sopra citato) - che l'"etere" altro non è che lo spazio stesso, precisando che cioè è lo spazio **in sè* ad avere una densità, che varia?

Qualcuno direbbe (ed è quello che dice E.): "la curvatura".
Ma che vuol dire?
La mente umana non può concepire la curvatura in 3d.

Quando E. dice che nel processo di sviluppo della Scienza la parola etere ha più volte cambiato significato dovrebbe precisare il significato che aveva in origine.
Etere deriva dal nome di chi, per quanto si sa, per primo lo ipotizzò, Aristotele: ebbene anche per Aristotele. come ho già detto, l'etere era dotato di continuità.

Successivamente, quando fu ripreso nel 600 o giù di lì, la contaminazione con l'atomismo, che confluì nel meccanicismo (o addirittura lo fondò), lo fece diventare una sostanza costituita di particelle.

Einstein non fa altro, senza rendersene conto, mi pare, che resttutuire al concetto di etere l'originario significato.

Perchè queste cose non sono scritte da nessuna parte?
Non sono vere?
Sono le mie solite allucinazioni?


LucianoBuggio
www.lucianobuggio.altervista.org
Fabio Mosca
2015-03-10 11:52:16 UTC
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Post by Luciano Buggio
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Quando cessò di non fingere ipotesi, Newton approdò all'etere, quello di Aristotele (dal cui nome deriva il termine "Etere"), detto anche "Pneuma" o "Logos", non fatto di particelle, ma continuo, esattamente come il popolo che non abbia mai sentito parlare di atomi ha sempre concepito l'aria, l'acqua e altre sostanze.
Questo "mezzo", peraltro - la cui densità per Newton aumenta con la distanza dai corpi secondo la legge iperbolica, la cui derivata è la forza di gravità -, è "rigido": se il corpo trasla si trascina dietro solidalmente, fino ad infinito, il suo "imbuto gravitazionale".
Mi dite perchè *nessuno* ha mai preso in considerazione questa definizione di Etere?
Io sono approdato a questa idea in modo assolutamente indipendente, trovando in seguito quanto sopra riportato.
Anche Einstein, come Newton, approdo all'etere.
Ed anche per Einstein l'etere è dotato di continuità.
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" ... non potremo fare a meno dell'etere, cioè di un continuo fornito di proprietà fisiche; perché la teoria della relatività generale, i cui punti di vista generali i fisici di certo terranno sempre ben fermi, esclude un'azione a distanza diretta. Ma ogni teoria di azione per contatto presuppone dei campi comuni, dunque anche l'esistenza di un 'etere'".
"Possiamo ancora continuare a servirci della parola etere, ma soltanto allo scopo di designare le proprietà fisiche dello spazio. Nel processo di sviluppo della scienza la parola etere ha più volte cambiato significato. Attualmente non sta più a denotare un mezzo che sia in qualche modo costituito di particelle materiali. La sua storia non è però in alcun modo terminata e continua nella teoria della relatività".
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Sottolineo la frase: "Possiamo ancora continuare a servirci della parola etere, ma soltanto allo scopo di designare le proprietà fisiche dello spazio".
Einstein dice qui che lo spazio non è un *contenitore* dell'etere, è l'etere stesso, dotato di continuità: il temine "etere", sembra avvertire E., visto l'uso che se ne è fatto nel corso della storia, soprattutto ad opera dei cartesiani, può essere fuorviante.
Questa affermazione (che lo spazio non è un contenitore **in sè** vuoto, ma un qualcosa che è dotato *in sè* di proprietà fisiche, che E. individua nella sua curvatura) è un decisivo passo in avanti rispetto alla concezione di Newton, quanto meno in Newton essa non è così esplicita.
Ora, quali possono essere le "proprietà" di un etere continuo?
Che cosa se ne può dire se non che ha una densità, che varia con la distanza dalle masse, come io ho sempre sostenuto - con Newton, e ora anche con Einstein (anche qui, come per Newton in modo del tutto indipendente, ho trovato solo qualche mese fa quel brano sopra citato) - che l'"etere" altro non è che lo spazio stesso, precisando che cioè è lo spazio **in sè* ad avere una densità, che varia?
Qualcuno direbbe (ed è quello che dice E.): "la curvatura".
Ma che vuol dire?
La mente umana non può concepire la curvatura in 3d.
Quando E. dice che nel processo di sviluppo della Scienza la parola etere ha più volte cambiato significato dovrebbe precisare il significato che aveva in origine.
Etere deriva dal nome di chi, per quanto si sa, per primo lo ipotizzò, Aristotele: ebbene anche per Aristotele. come ho già detto, l'etere era dotato di continuità.
Successivamente, quando fu ripreso nel 600 o giù di lì, la contaminazione con l'atomismo, che confluì nel meccanicismo (o addirittura lo fondò), lo fece diventare una sostanza costituita di particelle.
Einstein non fa altro, senza rendersene conto, mi pare, che resttutuire al concetto di etere l'originario significato.
Perchè queste cose non sono scritte da nessuna parte?
Non sono vere?
Sono le mie solite allucinazioni?
LucianoBuggio
www.lucianobuggio.altervista.org
Dimentichi l'"etere luminifero" di Maxwell. Senza ipotizzarne l'esistenza, come av rebbe mai potuto scoprire che la luce è onde elettromagnetiche?

Ma pure lui attribuì la caratteristiche fisiche - permittenza e permeabilità - che misurò nel vuoto, allo SPAZIO.

Ora io ho scoperto che invece l'etere si muove verticalmente. Allora non è lo spazio, ma vi è contenuto.
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