LuigiFortunati
2009-01-30 12:16:34 UTC
Sulla superficie di un grande tavolo metallico, vive uno scienziato
bidimensionale.
Un giorno traccia tanti triangoli e trova, naturalmente, che la
somma degli angoli interni è sempre pari a 180 gradi. Poi prende nota
che, se colloca un oggetto in qualunque posto del tavolo, in assenza
di forze applicate, esso non si muove. Fatto questo, parte per altre
avventure e altre ricerche.
Nel frattempo, qualcuno (tridimensionale) prende un grosso martello
e sferra un colpo sul tavolo, che si affossa nel punto d’impatto.
Al suo ritorno, lo scienziato bidimensionale non si accorge della
deformazione del tavolo, perché, per lui, la terza dimensione non
esiste. Nota però, con stupore, che gli oggetti, quando si trovano in
alcuni posti (dove c’è l’affossatura) si muovono anche senza forze
applicate.
Ovviamente decide di scoprire l’arcano e si attiva per trovare una
spiegazione allo strano fenomeno. Rifà tutte le prove, traccia altri
triangoli, misura ogni cosa e scopre che la somma degli angoli interni
di qualche triangolo (quelli che si trovano vicino all’affossatura)
non è più di 180 gradi, ma è maggiore. Gli sorge il dubbio che
quest’anomalia sia la causa che fa muovere gli oggetti, e ne ha la
conferma quando scopre che gli oggetti si muovono proprio, e solo, nei
luoghi dove ci sono i triangoli con la somma degli angoli interni
maggiore di 180 gradi.
Allora, con soddisfazione, annuncia al mondo la sua scoperta: gli
oggetti, in certi luoghi particolari, non hanno bisogno di una forza
per muoversi, perché basta la curvatura della superficie! Se una
superficie è “curva” -afferma- noi, esseri bidimensionali non possiamo
osservare direttamente questa curvatura, perché occorrerebbe guardarla
da una terza dimensione, a noi inaccessibile. Però -continua- abbiamo
ugualmente il modo di accorgerci della curvatura, misurando gli angoli
interni dei triangoli: se sono diversi da 180 gradi, allora la
curvatura, in quel luogo, c’è (e l’oggetto si muove!). E quanto più
grande è questa differenza (rispetto a 180 gradi) tanto maggiore sarà
la curvatura e tanto più velocemente si muoverà l’oggetto.
Nel frattempo che lo scienziato bidimensionale si gode il suo
momento di celebrità, il tavolo metallico viene portato su
un’astronave, in assenza di gravità.
Quando rifà le prove, lo scienziato bidimensionale si accorge, con
suo sommo stupore, che nessun oggetto si muove più, se non è spinto!
Misura e rimisura, nel dubbio che la curvatura sia sparita, ma invece
ha la conferma che i triangoli, con la somma degli angoli maggiore di
180 gradi, sono sempre lì.
Nonostante la curvatura ci sia ancora, l’effetto accelerazione è
sparito!
Allora, sconfortato, esclama: come faccio, adesso, a spiegare che
non è la curvatura che fa muovere gli oggetti?
Luigi.
bidimensionale.
Un giorno traccia tanti triangoli e trova, naturalmente, che la
somma degli angoli interni è sempre pari a 180 gradi. Poi prende nota
che, se colloca un oggetto in qualunque posto del tavolo, in assenza
di forze applicate, esso non si muove. Fatto questo, parte per altre
avventure e altre ricerche.
Nel frattempo, qualcuno (tridimensionale) prende un grosso martello
e sferra un colpo sul tavolo, che si affossa nel punto d’impatto.
Al suo ritorno, lo scienziato bidimensionale non si accorge della
deformazione del tavolo, perché, per lui, la terza dimensione non
esiste. Nota però, con stupore, che gli oggetti, quando si trovano in
alcuni posti (dove c’è l’affossatura) si muovono anche senza forze
applicate.
Ovviamente decide di scoprire l’arcano e si attiva per trovare una
spiegazione allo strano fenomeno. Rifà tutte le prove, traccia altri
triangoli, misura ogni cosa e scopre che la somma degli angoli interni
di qualche triangolo (quelli che si trovano vicino all’affossatura)
non è più di 180 gradi, ma è maggiore. Gli sorge il dubbio che
quest’anomalia sia la causa che fa muovere gli oggetti, e ne ha la
conferma quando scopre che gli oggetti si muovono proprio, e solo, nei
luoghi dove ci sono i triangoli con la somma degli angoli interni
maggiore di 180 gradi.
Allora, con soddisfazione, annuncia al mondo la sua scoperta: gli
oggetti, in certi luoghi particolari, non hanno bisogno di una forza
per muoversi, perché basta la curvatura della superficie! Se una
superficie è “curva” -afferma- noi, esseri bidimensionali non possiamo
osservare direttamente questa curvatura, perché occorrerebbe guardarla
da una terza dimensione, a noi inaccessibile. Però -continua- abbiamo
ugualmente il modo di accorgerci della curvatura, misurando gli angoli
interni dei triangoli: se sono diversi da 180 gradi, allora la
curvatura, in quel luogo, c’è (e l’oggetto si muove!). E quanto più
grande è questa differenza (rispetto a 180 gradi) tanto maggiore sarà
la curvatura e tanto più velocemente si muoverà l’oggetto.
Nel frattempo che lo scienziato bidimensionale si gode il suo
momento di celebrità, il tavolo metallico viene portato su
un’astronave, in assenza di gravità.
Quando rifà le prove, lo scienziato bidimensionale si accorge, con
suo sommo stupore, che nessun oggetto si muove più, se non è spinto!
Misura e rimisura, nel dubbio che la curvatura sia sparita, ma invece
ha la conferma che i triangoli, con la somma degli angoli maggiore di
180 gradi, sono sempre lì.
Nonostante la curvatura ci sia ancora, l’effetto accelerazione è
sparito!
Allora, sconfortato, esclama: come faccio, adesso, a spiegare che
non è la curvatura che fa muovere gli oggetti?
Luigi.